domenica 27 ottobre 2013

Stamina, staminali e metodo scientifico

Con permesso, vorrei umilmente esprimere un parere (di metodo, non di merito) sulla tanto discussa vicenda di Stamina Foundation. Fermo restando che si potrebbe ampiamente chiacchierare riguardo i personaggi di detta vicenda, a partire dal presidente della fondazione e continuando con i tanti pseudo-tecnici che apportano linfa vitale alle polemiche... concentrerei tutta la mia attenzione sulla fallacia di fondo del sistema Stamina.
Lo chiamo sistema e non metodo perché del metodo non ravvedo alcuna avvisaglia. Per metodo scientifico si intende una progressione di raccolta delle evidenze, che transita per il rilievo empirico e culmina con la dimostrazione, riproducibile ed oggettiva, delle ipotesi formulate in merito a quanto osservato.
Detto in altri termini: si osserva empiricamente (ovvero senza alcuna base scientifica) un buon esito clinico in pazienti affetti da una determinata patologia neurodegenerativa, dopo il trattamento empirico con cellule staminali mesenchimali periferiche (mSC); si formula un'ipotesi biologica ben definita, chiara, su quali meccanismi vengano coinvolti in tali miglioramenti clinici; si ripete la sperimentazione su quella specifica patologia, dettagliando accuratamente e senza approssimazioni tutti i punti del neonato protocollo di sperimentazione, e si studiano i risultati, possibilmente mediante un trial randomizzato controllato (RCT) che permetta di dare maggiore forza statistica ai risultati.
Qualcuno può, a questo punto, fornirmi le precise indicazioni di tale percorso nel sistema Stamina? Tutta la vicenda ruota intorno ad una serie di equivoci, deliberatamente lasciati prosperare dai diretti interessati, basati sul coinvolgimento emotivo delle persone malate, delle loro famiglie e della sterminata platea televisiva italiana. Andiamo ad analizzarli uno per uno:
  1. l'osservazione empirica è avvenuta per iniziativa di alcuni medici, successivamente anche accodati alla fondazione Stamina, che, nel disperato e lodevole tentativo di fornire una qualsiasi risposta ai pazienti o alle loro famiglia, hanno proceduto in termini di "cure compassionevoli" (improprio!) all'infusione di mSC a tali pazienti. Si è osservato, come documentato dalle decantate cartelle cliniche, un certo grado di miglioramento, comunque fugace se non seguito da ulteriori infusioni. I pazienti erano però disomogenei per tutte le loro caratteristiche: età, sesso, tipo di patologia, terapie precedenti, condizioni attuali et cetera. Il "buon esito" si basava in realtà su semplici osservazioni cliniche, talora suffragate da indagini strumentali, anche puntuali, ma non standardizzate nè standardizzabili data la grandissimi disomogeneità del campione.
  2. la formulazione delle ipotesi non è mai avvenuta, che si sappia pubblicamente, in maniera sistematica e peer-reviewed. Ci si è fin troppe volte lasciati andare alla romantica immagine della cellula staminale, che dal torrente ematico raggiunge organi devastati dalla patologia e, in pochi attimi, determinava una qualche guarigione (sentito proprio da Vannoni, noto biologo, a Le iene). Non si è considerata la letteratura precedente, non si è valutata seriamente la disomogeneità del campione, era a questo punto impossibile formulare delle ipotesi unitarie. Quindi ci si è lasciati andare a generici discorsi di biologia cellulare, privi di innovazione e di specificità.
  3. la sperimentazione non era più a questo punto proponibile nei canoni, imprescindibili, del metodo scientifico.Non era stata prevista una randomizzazione, non erano presenti i controlli, non era presente neanche il protocollo, di cui Vannoni stesso non ha mai pubblicamente rilasciato versione, e di cui soprattutto non si riescono a capire chiaramente i risultati clinici preliminari.
Sarà quindi più che comprensibile lo smarrimenti di molti, fra cui il sottoscritto, che vedono celebrare un procedimento messianico a favore di Vannoni, a completo sfavore dei pazienti, delle loro aspettative e del metodo scientifico, che sinora ci ha permesso di inanellare numerose vittorie nei confronti di patologie un tempo imbattibili (vedi ad esempio la leucemia linfocitica acuta nel bambino, il linfoma di Hodgkin, l'infezione da HIV). Comprensibilissima la sonora bocciatura del Ministero, basata sulla valutazione del tanto vituperato Comitato scientifico di cui si accenna oltre.
Ancora maggiore il mio smarrimento di fronte ad altisonanti denunce dietrologiche, sull'onda emotiva e basso-culturale imperante. Complice la penetranza della Rete, basta schiaffare il faccione di Vannoni in prima pagina per innescare le ciance più sguaiate del volgo internettiano. Lo stesso Vannoni, del resto, si prende la briga di definire incompetente personaggi del calibro di Bruno Dallapiccola o Alessandro Nanni Costa... quindi, nulla di male se l'uomo della strada, per di più protetto dall'anonimato, sputa fango sullo "Stato", il "vero nemico". Peccato che ancora non passi un concetto molto semplice: lo "Stato" siamo noi.